Giuliano Koten, nato nel 1941 a Fiume, dovette lasciare la sua città natale nel secondo dopoguerra. Nel 1950 finì nel campo profughi di Novara, dove rimase per otto anni. Nonostante le sfide, ha trovato lavoro e si è sistemato. Tuttavia, nel 1965, mentre lavorava come ascensorista, ebbe un grave incidente che lo lasciò su una sedia a rotelle. Ma non ha perso la speranza. Dopo l’incidente ha scelto di dedicarsi al volontariato e allo sport. Divenne un pilastro dell’Associazione Sportiva Disabili Novarese (ASH), dove allevò diversi campioni. Successivamente è diventato presidente di “Timone”, associazione che sostiene le persone bisognose attraverso attività sociali, educative, terapeutiche e sportive. L’impegno di Giuliano Koten è stato riconosciuto a tutti i livelli, anche dal CONI e dal Comitato Olimpico Internazionale. Fu nominato Cavaliere di Gran Croce. Nel 1988 il Novara gli conferisce il “Sigillum” come Novarese dell’Anno. Il Collare d’Oro è la massima onorificenza sportiva conferita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Riconosce i risultati eccezionali degli atleti, i meriti sportivi di società secolari e i leader sportivi che hanno dedicato la propria vita al servizio dello sport.
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Caterina Mirlocca
Storie Interviste
Caterina e la storia di tante persone vissute al campo profughi e al villaggio Dalmazia
Era il 24 dicembre del 1946, quando io, Caterina Mirlocca, nata a Tunisi nel 1930, con una sola valigia, salii su una nave che mi avrebbe condotto in Italia. se in una mano tenevo la mia valigia, nell’altra stringevo gli affetti in viaggio con me: i miei genitori italiani, mia sorella Maria e mio fratello Vito nati a Tunisi, una sorella era partita per la Francia col marito. era la sera del 25 dicembre 1946, si natale, quando con un treno arrivammo a Novara, per essere ospitati nel centro di raccolta profughi della ” caserma Perrone”. Faceva tanto freddo; noi non eravamo abituati, non avevamo né abbigliamento né scarpe adatte al clima. da lì a poco nevicò, la neve scese dal cielo come una magia, mai vista! siamo scesi tutti nel grande cortile e abbiamo giocato con la neve, e non sentivamo più il freddo. ricordo quel luogo, la caserma Perrone, un posto immenso con una grande scalinata che portava ai piani superiori. c’erano camerata enormi con le coperte militari appese, a delimitare il confine e la privacy delle famiglie. eravamo tutti una unica “casa” una unica “famiglia”, non c’erano porte tra noi se no quelle del bagno. ricordo lunghe file per prendere i pasti, per lavare indumenti e per l’igiene personale. era tutto così strano ma era la nostra quotidianità, che oggi lascia dietro di sé un po’ di nostalgia per quei bei tempi alla giovinezza e allo spirito di adattamento. quanti amici! si usciva tutti insieme ei novaresi avevano paura di noi, eravamo i mao-mao, dicevano ai loro bimbi di starci lontani avevano paura di noi; poi col tempo hanno compreso che abbiamo avuto solo la sfortuna di essere stati cacciati dalle nostre terre, chi dall’africa, Dalmazia, Istria, Venezia giulia, paesi est Europa, Bulgaria, Grecia, Turchia, Libia e altri paesi a causa della conseguenza della guerra. noi giovani vivevamo di colpe non nostre. frequentai, come tanti giovani, la scuola italiana all’interno del “campo” e poi una scuola professionale di sartoria. ci si aiutava tutti, ognuno metteva a disposizione ciò che aveva e sapeva fare lo feci anche io cucendo. dopo qualche anno arrivò mio fratello marco dalla Tunisia si ammalò di tubercolosi, all’epoca era una malattia grave e diffusa, ricoverato al sanatorio morì nel 1954. proprio in quell’anno l’amministrazione comunale di Novara decise che si sarebbero costruiti case dignitose nel nuovo quartiere in periferia, il villaggio Dalmazia e finalmente nel 1956 anche la mia famiglia ebbe un appartamento in va Pordenone 2, era strano tutta per noi e con le porte! conobbi in quegli anni un giovane simpatico poliziotto napoletano mi sposai nel 1961 restammo al villaggio dove sono nati e cresciuti i miei figli e figli di amici profughi , nel quartiere arrivarono anche famiglie dal sud Italia, e fu subito buona
convivenza e amicizia. i miei figli non si sono mai vergognati di essere figli di profuga ma fieri del mio trascorso. attraverso i nostri figli il “villaggio” continuerà a vivere come vivranno le testimonianze di “vissuto” di amicizia tra profughi e novaresi che nel corso del tempo sono diventati vicini di casa inseparabili. il mio ricordo resta a voi, perché io il 7 novembre 2023, dopo 10 lunghi anni al “campo” e 67 anni vissuti in questo “cuore al quadrato” raggiungo lassù i nostri cari lasciando in custodia alla nuova generazione questo angolo della periferia Novarese.
Zara Film
Il Villaggio Dalmazia nei Social
Con l’avvento di Internet, il Villaggio Dalmazia si è adattato creando una pagina dedicata a tutti i simpatizzanti della nostra comunità.
Il Passato e il Presente:
Col passare del tempo, molti residenti e nativi del Villaggio Dalmazia si sono trasferiti, alcuni persino fuori da Novara. Questo ha portato alla perdita di contatti e alla dispersione della comunità. Tuttavia, l’idea di Roberto Perovich ha cambiato tutto. Ha mantenuto un gruppo sociale su Facebook, inizialmente chiamato “Dalla Caserma Perrone al Villaggio Dalmazia”, che poi è diventato “Villaggio Dalmazia 2.0”. Infine, è nato il gruppo “Villaggio Dalmazia 100”, un numero che rappresenta sia i membri che le nostre contraddizioni, unite dal glorioso passato. Lo scopo esclusivo di questo gruppo è la condivisione di informazioni, il divertimento e la celebrazione di tutto ciò che noi, “del Morbin”, sappiamo fare: allegria in tutte le sue forme.
Zara Film: Un Capolavoro Visivo
In concomitanza con il gruppo, è nata anche Zara Film, con l’obiettivo di rendere visibili tutti gli avvenimenti. Zara Film ha prodotto oltre 350 video di diversi generi e durate. Non c’è evento comune o data in cui Zara Film non sia presente con il suo regista e le sue attrezzature compreso un drone. Uno dei capolavori in cui tutto il Villaggio Dalmazia (vecchio e nuovo) ha partecipato è intitolato “Ricordo”. Questo film è stato presentato in occasione del 10 febbraio, alla presenza delle autorità. Gli autori di questo piccolo gioiello sono stati: Diego, detto Dieghin, per la scrittura; Piermarco, detto Pier, per la recitazione; Guerrino, detto Guerin, per l’assistenza alla produzione; e infine, Roberto Perovich (Roberto Pi), detto Robi, alla regia.
Un Grazie Sincero a Roberto
Mario Fazio
Mi chiamo Mario Fazio e questa è la storia della mia famiglia.
Nel 1947 mio padre arrivò alla Caserma Perrone di Novara come profugo da Tunisi. È stato lì che ha incontrato mia madre, una rifugiata greca che aveva già un figlio piccolo. Nel 1952 è nato mio fratello Salvatore e due anni dopo, nel 1954, sono venuto al mondo. Siamo cresciuti tutti insieme in un campo profughi, ma la vita era tutt’altro che facile. Mia madre fu ricoverata in sanatorio e io fui mandata all’orfanotrofio di Viale Giulio Cesare. Tuttavia, nel 1956, ci fu assegnata una casa nel Villaggio Dalmazia e la nostra vita cambiò. Nel 1959 nasce il mio fratello più giovane Aldo. Mio padre aveva trovato lavoro come muratore e questo era l’unico sostentamento della nostra famiglia. Ma nel 1963, a causa dei noti avvenimenti politici tunisini, mio padre ospitò le sue sorelle e i loro figli e mariti, in totale 11 persone, tutte provenienti da Tunisi. Abbiamo dormito in uno spazio di meno di 50 metri quadrati con 17 persone per oltre sei mesi, finché mio padre trovò loro una casa fatiscente a Pernate che aiutò a sistemare. Originario del sud Italia con la mia famiglia mi ritrovo bambino a Novara al Villaggio Dalmazia. La prima sensazione che percepisco è di ritrovarmi in terre diverse, terre fredde. Il caso mi accosta ad altre famiglie provenienti da lontano, da ex territori italiani e capisco che anch’esse si ritrovano in terre diverse, terre fredde.
Tramite attività aggreganti quali la scuola, lo sport ed altro mi confronto con realtà autoctone, distaccate, impenetrabili. Mi confronto altresì con una nuova realtà creatasi da fenomeni quali immigrazione, esuli da lontane terre patrie, profughi costretti a lasciare i propri averi; realtà multiculturale. Nasce la simbiosi. Vivere le stesse esperienze, confrontare le idee, trarre emozioni positive, avere lo stesso ottimismo, condividere esperienze di valutazione sfavorevoli mi ha permesso di riuscire a far parte di un Gruppo, quindi di entrare a far parte
della Comunità’. La comunità del Villaggio Dalmazia. Sono trascorsi 70 anni.
La Corsa del Ricordo
La “Corsa del Ricordo” è una gara di corsa su strada che si tiene ogni anno in diverse città italiane per commemorare le vittime delle foibe e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate. L’evento è organizzato dall’associazione sportiva dilettantistica FARE SPORT in collaborazione con A.S.I. (Associazioni Sportive & Sociali Italiane) Comitato Provinciale e Regionale, con il Patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Novara e Comune di Novara, con il supporto di A.N.V.G.D. La tappa conclusiva della “Corsa del Ricordo” si è tenuta a Novara per la prima volta il 24 settembre 2023. La manifestazione decennale ha visto la partecipazione di molti atleti e appassionati di corsa, che hanno corso per 10 chilometri per commemorare le vittime delle foibe e dell’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate. La “Corsa del Ricordo” è diventata un evento di grande rilevanza culturale e storica, che attraverso lo sport ha contribuito a far conoscere le tematiche legate alla tragedia delle foibe e dell’esodo delle popolazioni italiane da Fiume, dall’Istria e dalla Dalmazia nel secondo dopoguerra. La manifestazione ha svolto una funzione culturale e di risveglio delle coscienze di grandissima rilevanza.